Dalle arti meccaniche, fabbrili e decorative ai poli tecnologici
Il 29 settembre del 1872 venne istituita ufficialmente a Foggia, grazie al Regio Decreto n°1068 (serie 2a) di pari data, la Scuola Professionale di arti meccaniche e fabbrili, prima ad essere riconosciuta come “Istituto Regio” in Italia, la cui inaugurazione avverrà il 5 marzo del 1974 con la presenza del Ministro dell’Agricoltura, Industria e Commercio, Emilio Morpurgo, convinto sostenitore della “mutualità” e della necessità dell’intervento dello Stato in campo economico e sociale.
Diventò così realtà una idea, già sostenuta dalla Camera di Commercio di Capitanata, nata sulla spinta della meccanizzazione agricola e dello sviluppo della rete ferroviaria, che richiedevano sempre più imprese e addetti alla manutenzione e alle riparazioni. Da qui la necessità di attivare un sistema formativo per lavoratori in grado di soddisfare la crescente richiesta di manodopera specializzata da parte delle diverse officine. Un sistema formativo che da subito è teorico e pratico, con officine per la lavorazione a caldo e a freddo dei metalli, per carrozzieri, verniciatori e sellai e infine per falegnami, intagliatori e tornitori in legno. Insomma, officine per le arti meccaniche e fabbrili e per le arti decorative.
Inizia così una storia che collega strettamente, in reciproca evoluzione, come vedremo, l’antico Istituto alle esigenze dello sviluppo economico del territorio, fino ad arrivare nel 2012, col susseguirsi delle riforme, all’odierno Istituto Tecnico Tecnologico che mette insieme l’Istituto Tecnico Industriale “S. Altamura” con l’Istituto “L. da Vinci”, realizzando una sinergia formativa ai più alti livelli. Sicché dalle officine si è passati ai laboratori ipertecnologici.
Questa storia segna ormai 150 anni ed era più che mai doveroso celebrarne l’avvenimento fissandone in un volume le tappe più significative, tenendo conto della complessità della vita di un Istituto scolastico, che è fatta anche di altri stimoli, come lo sport, per esempio, o di sfide nuove come l’intercultura o la conservazione e valorizzazione dei luoghi e delle macchine in cui e per cui la sfida per l’innovazione ha potuto avere esito positivo.
Ebbene questo volume c’è, “Le opere e i giorni del ‘Saverio Altamura’, 150 anni di storia economia e territorio, e “risulterà sicuramente fondamentale – scrive nei suoi saluti introduttivi l’attuale Dirigente dell’Istituto, Pasquale Palmisano – per conservare la memoria storica della scuola e per farla conoscere alla cittadinanza in modo da renderla consapevole di questa eccellenza del territorio non solo locale”. Pubblicato nella collana della Fondazione dei Monti Uniti di Foggia, è stato curato da Annamaria G. Novelli, Dirigente dell’Istituto dal 1997 al 2021, con la collaborazione di Concetta Fuiano, Valentina Pio, Roberta Sassano, Giuseppe Ferro e Paolo d’Oria.
Esso si articola in tre sezioni dai cui scritti si argomenta, sottolinea nella Presentazione il Presidente della Fondazione dei Monti Uniti di Foggia, prof. Aldo Ligustro, come “’il modello Altamura’ stia concretamente realizzando l’auspicio formulato già negli anni ’50 del secolo scorso dal fisico, saggista e romanziere britannico Sir Charles Percy Snow, del superamento della sterile distinzione (del resto per secoli ignota nella storia del mondo occidentale) tra ‘Le due culture’… per via della quale scienziati e letterati “non comunicano, non si amano, anzi si detestano”. Una distinzione che (non) tanto scherzosamente in dialetto foggiano segnava “i ciaccafirre” e i “zucagnostre” e che segnò emotivamente anche la preside Novelli, come racconta nella sua Introduzione al volume, quando ebbe la nomina all’”Altamura”. E fu proprio questa la sua sfida più avvincente: “l’inversione del paradigma culturale in base al quale l’istruzione Tecnica industriale, in particolare, sia di rango inferiore a quella Liceale e, nell’insulsa classifica dei saperi, sia il fanalino di coda in buona compagnia degli Istituti Professionali”… ”La realtà ha sempre smentito questo pregiudizio e lo farà sempre di più in un contesto di economia globalizzata”.
Nelle tre sezioni in cui si articola l’opera, ricca di un prezioso apparato fotografico e di una appendice documentaria, vi sono scritti, firmati anche da studiosi esterni all’Istituto, che riguardano: a) Il contesto storico: economia e territorio di Capitanata; b) L’Istituto e la sua storia; c) L’Istituto e la sua identità: esperienze e testimonianze.
Nella prima sezione, la prof.ssa Roberta Sassano analizza l’economia di Capitanata nel primo decennio dell’Ottocento, il decennio francese, con i cambiamenti intervenuti, sul piano economico, a seguito di interventi legislativi importanti, come l’eversione della feudalità, l’abolizione della Dogana, l’amministrazione civile, ecc., che tuttavia non portarono ad un sostanziale rinnovamento dei ceti dirigenti; la prof.ssa Sabina Samele esamina l’economia in Capitanata a partire dalla metà dell’Ottocento quando si rese necessaria una diversificazione della produzione agricola, che si ebbe per esempio con l’introduzione della “coltivazione dei gelsi, materia prima per l’industria serica”, con l’apertura di filande e bigattiere che, in uno alla realizzazione delle linee ferroviarie, contribuirono allo sviluppo industriale e commerciale della Capitanata già prima dell’Unità d’Italia; il prof. Saverio Russo a sua volta richiama l’importanza che ebbe a Foggia, “nel quindicennio che dall’Unità arriva fino al 1875”, la politica scolastica, “che porterà nel giro di pochi anni ad istituire numerosi istituti di istruzione superiore nonché a rafforzare quella elementare”. Ed ecco anche la necessità di una scuola per le arti meccaniche e fabbrili, perché, con la meccanizzazione dell’agricoltura era necessario avere oltre che officine efficienti almeno “operai capaci di dar sesto – affermava il segretario della Camera di Commercio, Della Martora – anche alle più viete occorrenze”.
Attraverso numerosi contributi, la seconda sezione ricostruisce con documentata precisione la storia dell’Istituto nei suoi diversi aspetti, da quelli didattici e formativi fino alla storicizzazione dei luoghi, delle attrezzature, degli archivi, delle biblioteche, delle epigrafi storiche (v. testi della prof.ssa Valentina Pio) e dei presidi che hanno costruito il successo dell’”Altamura” nel corso degli anni (v. testo dei proff. Giovanni Mancini e Concetta Fuiano). Sicché la prof.ssa Maria Teresa Santelli percorre i 150 della storia dell’Istituto facendocene conoscere, anche attraverso documenti d’archivio, la genesi, l’evoluzione normativa, le difficoltà (si pensi all’iniziale abbandono scolastico “per la povera condizione in cui versa la scolaresca tutta”, per cui la Camera di Commercio cercava di sopperire con dotazione di libri, carta, penne e in qualche caso un compenso giornaliero), i successi, fino a giungere “ai laboratori di ultima generazione”. Dal testo della Santelli apprendiamo anche che l’Istituto fu intitolato a F. Saverio Altamura, illustre pittore e patriota foggiano, nel 1898, un anno dopo la morte dell’Artista.
I limiti di questa nota non ci consentono di approfondire altre importanti tematiche e testimonianze presenti in questa sezione, in particolare quelle relative alle “tecnologie industriali dell’Istituto, fra tradizione, innovazione ed informatizzazione”, e ce ne scusiamo con i protagonisti (proff. Giovanni Pizzolla, Vincenzo Varraso, Michele Petruzzelli, Romeo Lo Muzio, Antonio Vigiano), ma vogliamo dire qualcosa almeno del complesso edile dell’Istituto, ormai assurto a vero e proprio monumento, come hanno potuto apprezzare di recente i visitatori, guidati dagli stessi alunni, durante le giornate del FAI. Ne hanno approfondito il valore la prof.ssa Concetta Fuiano e l’arch. Costanza Iafelice rivelandoci analiticamente la storia di ciò che si cela dietro la monumentale facciata razionalista, con rilievi di età fascista: “articolato su un’area di circa 2 ettari nel cuore della città, l’Istituto si dispiega attorno a verdeggianti corti interne in un susseguirsi di uffici, aule, androni, lunghi corridoi, vani scala, laboratori e capannoni industriali”. E soprattutto i macchinari, dai più antichi ai più moderni, che giustificano l’impegno della preside Novelli a far sorgere nei capannoni antichi un Museo Storico della Scienza e della Tecnologia.
La terza parte del volume racconta di percorsi formativi e di esperienze che connotano l’identità dell’Istituto e ne fanno, come si accennava all’inizio, un’eccellenza nel panorama formativo italiano.
Dalla progettazione didattica “per competenze” secondo il metodo della ricerca-azione per la proiezione nel mondo del lavoro (prof.ssa Maria Gaetana Pagano), all’ampiezza dell’offerta formativa (così come assicurata dall’”Altamura-da Vinci”) come premessa per sicuri sbocchi occupazionali (proff. Angelo Merra e Michele Petruzzelli), alla didattica laboratoriale innovativa (prof.ssa Filomena De Luca), alla partecipazione a progetti in vario modo stimolanti, come la realizzazione di un presepe storico artistico (Ciro Inicorbaf) o la costruzione di un prototipo di drone (prof. Nicola Perrella) o l’uso della stampante in 3D per conoscere l’arte, e ancora, alla emozionante storia sportiva di altissimo livello dell’Istituto (prof. Michele Caione), sino alla sfida dell’intercultura per una scuola sempre più inclusiva (preside A.M. Novelli, Mara Di Flumeri, Carine Bizimana), oggi il “Saverio Altamura – da Vinci” dimostra non solo di avere un grande passato ma di essere proiettato all’avvenire portando, come affermava giusto un secolo fa Francesco Gentile, “beneficio alla gioventù e tanto onore alla Capitanata”.